Fino agli anni '50 le case costruttrici occidentali dominavano il mondo delle 2 ruote. Le migliori moto venivano sfornate nel Vecchio Continente, con Italia, Regno Unito e Germania in testa.
In quel periodo, i giapponesi erano quelli con la macchinette fotografiche che giravano per l'Europa o gli USA cercando di catturare i segreti delle case costruttrici di auto e moto.
E' bastato appena un decennio affinché questo meticoloso lavoro di ricerca portasse i suoi frutti, così con l'inizio degli anni '60 arriva la scossa che sposta il centro di gravità verso l'estremo oriente. L'agilità e l'intelligenza della società nipponica, nell'investire in innovazione tecnologica e aggredire il mercato a testa bassa e con prodotti affidabili, a prezzi competitivi, ha permesso al Giappone di essere il leader assoluto nella produzione di motociclette. Le "nuove" case costruttrici si chiamano Honda, Kawasaki, Suzuki, Yamaha. Per rendersi conto dell'entità di tale ascesa basta dare un'occhiata ai numeri: nel 1969 il Giappone ha prodotto 2.576.873 motociclette, contro 580.000 dell'Italia, 71.000 del Regno Unito, 52.568 della Germania.
La breve sintesi di una società che si affaccia al mondo delle motociclette, per poi dominarlo, è solo un esempio delle capacità e delle risorse di un popolo così lontano, a volte poco compreso e stereotipato, come quello nipponico.
Ma cos'hanno di così speciale i giapponesi? Qual è il dono, la formula magica?